Musica e Musicoterapia per il benessere dell’anziano

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Tutti sappiamo che il suono e la musica accompagnano l’essere umano ancor prima della sua nascita e che la prima relazione di qualsiasi bambino venuto al mondo si realizza attraverso un’esperienza intensa che è innanzitutto corporea e sonora.

Il primo contatto sonoro tra madre e bambino

Il bambino si presenta alla nascita con un vagito, sua prima espressione vocale e ad esso la mamma risponde intonando e sintonizzando la propria voce, tenendolo fra le braccia, cullandolo e cantando istintivamente per lui. Presto quell’esperienza di intima relazione si arricchisce di toni particolari, timbri, intensità, ritmi… in una parola, di musica. Con il tempo si aggiungeranno altri suoni dal mondo esterno: rumori domestici, carillon, sonagli… è così che ognuno di noi inizia a creare il proprio rapporto con la musica, definendo la propria “identità sonora”.

Il principio dell’ISO di Benenzon

Esiste una teoria nel campo della musicoterapia, il principio dell’ISO delineato dal Prof. R.O. Benenzon [1], secondo cui ogni individuo costruisce un’identità sonora propria (ISO) che lo caratterizza e lo rende unico. Essa si struttura a partire dal periodo prenatale e poi grazie alla sovrapposizione dei vissuti sonori successivi alla nascita, attraverso le proprie esperienze culturali e sociali.

La musica come legame umano

Il suono e la musica dunque, sono parte integrante della vita di qualsiasi essere umano e la recente esperienza della pandemia ha evidenziato come la musica sia stata in grado di creare ponti fra le persone, riempiendo i silenzi e i vuoti affettivi imposti dalla lontananza. 

Il valore della musica per gli anziani

Le persone anziane possono trarre grande beneficio dall’esperienza musicale grazie al loro ricco bagaglio di vita, spesso legato a canzoni o suoni particolarmente evocativi. La pandemia ha inoltre avuto ricadute importanti sull’isolamento sociale, con conseguenze affettive, emotive e cognitive.

Musicoterapia e benessere nella terza età

La musica può essere proposta come semplice intrattenimento o all’interno di percorsi strutturati di musicoterapia. Il linguaggio musicale diventa così un canale di comunicazione alternativo, utile a favorire condivisione e apertura emotiva. L’attività musicale può declinarsi in molte forme: ascolto per il rilassamento, ricordo di eventi passati, attivazione motoria, utilizzo di strumenti semplici, canto o piccoli movimenti di danza. Queste attività hanno ricadute positive sul benessere fisico, cognitivo e relazionale, migliorando l’umore e supportando le abilità residue.

Molte ricerche dimostrano che, anche in caso di importante decadimento cognitivo e motorio, le facoltà musicali restano molto resistenti. La musica può quindi evocare ricordi lontani e sostenere il benessere biopsicosociale anche quando la comunicazione verbale non è più possibile. 

[1] Benenzon, R.O., La nuova musicoterapia, Phoenix Editrice, Roma, 1997.